“Un concorso per mille mi piace”
Più o meno tutti hanno colto la geniale idea di procurarsi qualche centinaio di “like” alla pagina professionale in un modo che sembra facile e piacevole, e forse in effetti lo è.
Un concorso.
L’idea si basa su un ragionamento assolutamente corretto: fate tutti qualcosina per me, ed io farò tanto per uno di voi. Non fa una piega, non fa male a nessuno, anzi: tutti ci guadagnano. Le mamme possono mettere in mostra i loro bei – più belli degli altri ovviamente 😉 – cuccioli, e spargono la voce per il web; altre mamme scoprono con piacere la vostra bella pagina e i vostri bei lavori; tutti si divertono, ed in fondo anche voi a fare una sessione per il “vincitore”.
In un mondo perfetto sarebbe proprio così: peccato che noi viviamo sul pianeta Terra, per la precisione in Italia.
E in Italia la parola “concorso” è, giustamente per altro, abbinata alla parola “legge”.
Perché? Per tutelare sia i partecipanti che gli organizzatori.
Vi chiederete se sia giusto, e forse penserete che è eccessivo perché in fondo quello che fate è solo un gioco.
Beh, non lo è.
O meglio, lo è per qualcuno, ma per qualcun’altra – al femminile perché la maggior parte dei partecipanti sono mamme – è una faccenda serissima. E anche se noi crediamo perfettamente nella vostra buona fede e correttezza, qualcuno potrebbe prenderla male. Ecco perchè ora vi diremo il lato negativo di quelli mille like in cambio di un paio d’ore di scatti.
Il più grave lato negativo: avete legalmente torto.
Se il vostro “concorso” non è regolamentarmente registrato e non segue le direttive di cui leggerete nel prossimo articolo, la prima persona che si sentirà presa in giro – a torto o a ragione – potrebbe rivelarsi per voi una brutta fonte di stress e di preoccupazioni. In qualsiasi concorso dove il premio è riconducibile al denaro (e se siete dei professionisti con un listino, la vostra sessione lo è) deve essere registrato e regolamentato, e il vincitore proclamato da un notaio che garantisca che la vincita sia regolare.
Perché a volte quello che voi credete un gioco per alcune persone può diventare un’ossessione e il desiderio di avere una sessione “GRATIS” oppure, peggio ancora, dimostrare che il proprio pargolo è più bello di tutti gli altri, può portarle a passare davvero tanto tempo a molestare pesantemente amici e conoscenti in cerca di un like in più. Un impegno talmente intenso da portare ad un duplice risultato: lo sfinimento dei contatti di quella persona, fan “forzati” e stufi di noi e della nostra pagina già in partenza, e la partecipante stanca morta ma carica di aspettative. Guai a vederle deluse. E guai a dirle che in fondo è solo un gioco: dopo mille messaggi mandati più volte a tutti i suoi contatti la parola “gioco” non la vuole sentire.
E non è ancora il peggio, il peggio è il “furbo”, quello che di web ci capisce un po’ di più del comune mortale e si sente in dovere di fregare tutti. Quello che sa come raggirare facebook con programmi che consentono di mettere più “like” dallo stesso computer, e che crea profili fasulli per “vincere” ad ogni costo.
E le foto dei pargoletti mandatevi dalle mamme, siete certi di poterle ripubblicare sulla vostra pagina? Siete certi che chi le manda sia la mamma, il papà o il legale tutore del minore? Vi siete fatti firmare la liberatoria?
Perché questo gioco può diventare una guerra, e voi vi trovate esattamente in mezzo, rischiando, oltre al gran mal di testa, anche una denuncia su più fronti.
Un altro aspetto da non sottovalutare è quello dell’immagine che proponiamo della nostra attività, sia di fronte ai Clienti che ai Colleghi: l’immagine di un fotografo professionista che non rispetta le regole imposte dalle leggi. Poco serio o poco preparato/informato. E l’immagine non si crea solo con un bel portfolio, un logo carino ed un packaging impeccabile.
Vale la pena? Per 1000 fan in più di cui un terzo appena vi vede pensa a dei concorsi ridicoli e messaggi molesti, un terzo non apprezza nè la fotografia né i bambini, ed il restante terzo è interessatissimo, sì!, alle vostre fotografie, purché gratis?
Perché è così che vi hanno conosciuto… no?
Le immagini che illustrano l’articolo sono © PH Nate Bolt/Flickr